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Fondazione

All'interno

«M'accompagni per l'ultimo tratto?
Se inciampo aiutami. Se m'attardo, aspettami.
Non quanto il Tuo, ma pesante è il mio legno.
Poco ho creduto che t'avesse affaticato tanto.
Il tempo è venuto e Tu sei al mio fianco.
E d'arrivare in cima alla collina sicuro mi sento.
E allora, se vuoi, potrò con Te far festa.»



Sono parole che esprimono il desiderio di chi, nel percorrere l'ultimo tratto, chiede di essere atteso se si attarda, di essere aiutato se inciampa.
Nell'ultimo tratto di ogni uomo è chiaro il cammino percorso, fatto di gioie e di sconfitte, di sorrisi e di lacrime, di progetti realizzati e di desideri disattesi, e accanto alla chiarezza si fa strada il dubbio di non avere vissuto veramente, di non aver amato in pienezza. Quanto dolore portano con sé quei dubbi!
Ed è chiara anche la cima che si è chiamati a raggiungere, la meta che ci è posta dinanzi. Se questo tratto è fatto insieme, ciò che sarà donato a chi cammina è la sicurezza di non essere solo e di poter far festa. Quanta gioia porta con sé questo dono di amicizia!
Ho avuto la grazia, insieme con i Fondatori della Fondazione di vivere insieme con Tiziana ogni attimo della vita che lei ha voluto condividere con me, finanche l'ultimo tratto.
E se dalla sua vita ho imparato l'entusiasmo per le cose semplici, lo stupore per i gesti veri, la meraviglia per una presenza, quella di Dio, sempre costante, è vero anche che dalla cattedra del suo dolore, dall'altare della sua sofferenza ho imparato a saper vivere meglio.
Tiziana ha insegnato a tutti noi a vivere donando, perché la vita si moltiplica quando si è disposti a perderla donandola.
Era un tesoro troppo grande ciò che abbiamo imparato per essere tenuto nascosto, era un'esperienza fortemente intrisa di passione e di amore per farla circolare solo tra di noi.
Abbiamo sognato di poter essere presenza amica nella vita di chi soffre; di poter essere amici nell'ultimo tratto del cammino di chi lotta; di poter essere segno di speranza per chi si arrende nella malattia.
Abbiamo sognato di farlo con una Fondazione che sia un grande atto di fiducia in Dio, negli altri, nella medicina, nella scienza prima ancora di essere un atto di coraggio.
La malattia di Tiziana ha portato con sé tante lacrime, ma anche tanti sorrisi e tante speranze che nessuno di noi osa pensare siano state deluse.
Con lei abbiamo imparata ad ascoltare ciò che non è detto, ad accorgersi di ciò che è invisibile, a percepire ciò che è nascosto.
Se non avessimo imparato questa difficile arte dell'ascolto non avremmo compreso il valore di quelle lacrime che sono parole che non nascono, sentimenti che ammutoliscono, sono sorrisi che non attecchiscono, la fede che viene contraddetta dalla disperazione.
Quante lacrime ci hanno raggiunto in questi anni che non potevano lasciarci indifferenti! Quante lacrime ci chiederanno di essere asciugate!
Oggi siamo qui per dire a tutti che desideriamo vivere il dolore degli altri percorrendo insieme un tratto di strada che porta non alla fine, al nulla, all'oblio, ma alla vita.
Diceva Kafka:
«Di fronte alle sofferenze del mondo tu puoi tirarti indietro: sì, questo è qualcosa che sei libero di fare. Ma proprio questo tirarti indietro è l'unica sofferenza che forse potresti evitare».
Per questo: non vogliamo tirarci indietro: è l'unica sofferenza che vogliamo evitare ai giovani che lottano per la vita, alle famiglie che sono al loro fianco.
Non vogliamo tirarci indietro, ma desideriamo consegnare loro la certezza che “amico” è uno dei nomi più belli e più veri di Dio e che non li lascia soli sull'altare del dolore, ma «come abbondano in loro le sofferenze, così abbondano anche le consolazioni».
Ecco l'assistenza spirituale che la Fondazione desidera offrire.
Non vogliamo tirarci indietro, ma desideriamo che il dolore sia reso vivibile, aiutandoli a scoprire quanta ricchezza c'è in ciascuno e che è possibile donare anche quando ci si sente incapaci; mettendoci accanto e dicendo loro che anche se l'amore è minacciato, che la felicità è fragile, perché troppe cose sfuggono al controllo, saranno sempre circondati da amici, segno di una vita riuscita.
Ecco l'assistenza psicologica che la Fondazione desidera offrire.
Non vogliamo tirarci indietro, ma desideriamo che ripongano con coraggio e fiducia la loro malattia nelle mani di coloro la cui vocazione è curare amando, guarire donando speranza, accompagnare in ogni istante l'uomo dando dignità alla malattia, in particolare all'ultimo tratto dell'esistenza.
Ecco l'assistenza materiale che la Fondazione desidera offrire.
È questo il sogno della nostra Fondazione: essere testimoni di una vita, quella di Tiziana, che continuamente ha donato e continua a donare; sapere che attraverso di noi Dio sta sorridendo alla terra e attraverso le nostre mani giunge a tutti un messaggio; fare dei doni della vita le ali su cui volare insieme.
È il sogno che vogliamo condividere con voi da oggi e per sempre.


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